UN MARSHMALLOW SUBITO O DUE DOPO?

Una caramella può predire il tuo successo nella vita? Sembra impossibile, ma sì!
Lo psicologo Walter Mischel negli anni ’60 diede inizio ad una ricerca con lo scopo di studiare “la forza di volontà, e in particolare la gratificazione differita e valutarne le conseguenze future – come le persone la esercitano o meno nella vita di tutti i giorni”.
Nell’esperimento lo sperimentatore faceva entrare un bambino in una stanza, gli metteva davanti un marshmallow (o il suo dolcetto preferito) e lo avvertiva che sarebbe uscito dalla stanza per un quarto d’ora, ma prima di andar via lo poneva di fronte a due alternative: mangiare subito il marshmallow o aspettare e non mangiarlo. Se ci fosse riuscito, al ritorno dello sperimentatore avrebbe ricevuto un secondo dolcetto come ricompensa. Una parte dei bambini decideva di mangiare subito il marshmallow (detti low-delayers), altri mettevano in atto strategie per mantenere l’autocontrollo e non mangiarlo e circa un terzo dei bambini riusciva ad aspettare e ottenere il secondo marshmallow (i cosiddetti high-delayers).
L’esperimento fu ripetuto diverse volte nei decenni successivi, ecco alcune delle reazioni dei bambini raccontate dallo stesso Mischel:
“Enrico, un bambino grande per la sua età e vestito con una t-shirt colorata, con un bel viso sormontato da ricci biondi tagliati con cura, attese con pazienza. Inclinò all’indietro la sua sedia contro il muro dietro di sé, urtandolo ripetutamente, mentre fissava il soffitto con uno sguardo annoiato e rassegnato, respirava rumorosamente, come se gli piacesse ascoltare quei suoni incredibilmente forti che faceva. Continuò a sbattere contro il muro finché Monica non tornò, ed ottenne due biscotti.
Blanca si tenne occupata con una conversazione silenziosa mimata – come un monologo di Charlie Chaplin – nella quale sembrava darsi istruzioni con cura, su cosa fare e cosa evitare mentre aspettava i suoi dolcetti. Mimava perfino i suoi dolcetti immaginari premendo le mani vuote contro il naso.” [Mischel 2014]
I primi risultati mostravano differenze legate all’età i bambini più grandi riuscivano a gestire meglio l’attesa e ottenere due marshmallow.
I risultati più interessanti però arrivarono quando Mischel trasformò l’esperimento in un esperimento longitudinale: che futuro avevano avuto i bambini dell’esperimento originale? Che correlazione c’era tra il loro autocontrollo e le loro caratteristiche di personalità e i loro traguardi di vita?
Il primo studio di follow up venne fatto nel 1982, furono somministrati ai genitori e agli insegnanti dei bambini che avevano partecipato ai primi esperimento dei questionari chiedendo ai primi di valutare alcuni comportamenti ed atteggiamenti dei figli confrontandoli con i loro pari (amici o compagni di scuola della loro stessa età), ai secondi di valutarne le abilità sociali e cognitive all’interno del contesto scolastico. I bambini che avevano resistito di più al test del marshmallow venivano descritti come degli adolescenti con maggiore autocontrollo, meno inclini alle tentazioni e con maggiori capacità di concentrazione. erano considerati più intelligenti e sicuri di sé e generalmente si comportavano in maniera più matura, tendevano a raggiungere gli obiettivi posti se erano motivati. Furono richiesti ai genitori anche i punteggi SAT, un punteggio di un test attitudinale che viene utilizzato negli Stati Uniti per accedere all’università: la differenza tra i bambini con maggior autocontrollo al test e quelli con basso autocontrollo era molto netta, chi aveva saputo resistere aveva punteggi decisamente più alti.
Un secondo studio di follow-up esaminò di nuovo gli stessi soggetti, che all’epoca avevano raggiunto i 25-30 anni. Chi aveva aspettato e ottenuto due dolcetti rispetto a chi lo aveva mangiato aveva conseguito i traguardi accademici più alti, era stato capace di realizzare obiettivi a lungo termine, usava meno droghe e aveva un indice di massa corporea più basso. Inoltre era più resiliente riusciva a far fronte ad eventi negativi e di adattamento e a mantenere delle relazioni soddisfacenti.
L’ultimo studio di follow up è del 2009, quando i partecipanti al test originale erano diventati quarantenni. Per farlo furono effettuate delle risonanze magnetiche funzionali al cervello dei soggetti. I bambini che avevano avuto maggior autocontrollo mostravano differenze nell’attività dei circuiti cerebrali frontostriatali, che integrano i processi di controllo e motivazionali, rispetto ai partecipanti che avevano avuto minor autocontrollo. Inoltre negli high delayers l’area della corteccia prefrontale era più attiva. La corteccia prefrontale è implicata nel controllo degli impulsi, nel ragionamento creativo e nella capacità di risoluzione di problemi. Al contrario, nei low delayers si attivava maggiormente lo striato ventrale, soprattutto nel momento in cui essi cercavano di auto-controllarsi. Si tratta di un’area collegata al desiderio, al piacere e alla dipendenza.
Un esperimento molto semplice nato negli anni ’60 e in atto ancora adesso, cinquant’anni dopo, ha permesso di avere una conoscenza approfondita della gratificazione differita, Sarà interessante aspettare gli altri studi di follow-up per valutare se gli high delayers si differenzieranno anche nel processo di invecchiamento rispetto ai low delayers.

Guarda il video dell’esperimento!