Hai sempre voluto toglierti dei dubbi su come funziona andare dallo psicologo, ma non hai mai osato chiedere?
Ecco le risposte alle dieci domande che avresti sempre voluto fare!
- Quando è utile andare dallo psicologo?
Capita a tutti di essere tristi ogni tanto o di avere una giornata no, ma sono momenti passeggeri e poi la vita continua come sempre. Ma quando i “giorni no” iniziano ad accumularsi e varie aree della propria vita vengono compromesse da questo stato d’animo, allora è il segnale che qualcosa non va e che si ha bisogno di aiuto.
Lo psicologo può aiutare anche nei momenti di forte indecisione: “mi sposo e metto su famiglia o mollo tutto e mi trasferisco in Australia?”.
Inoltre può essere un sostegno prezioso quando si vive un lutto, una persona accanto a noi è malata o nell’accompagnamento alla propria malattia e al fine vita.
- Perché non posso parlarne semplicemente con un amico?
Avere degli amici su cui contare è una cosa meravigliosa, ma un colloquio psicologico rispetto a una chiacchierata tra amici è un intervento di altra natura, con modalità e una struttura diversa. Questo perché lo psicologo, nel corso della sua formazione durata sei anni, ha sviluppato delle competenze che sono basate su studi e ricerche comprovate che gli permettono di offrire sostegno tipo psicologico, fare diagnosi e riabilitazione. Il segreto professionale a cui è tenuto permette di aprirsi anche sui temi più delicati.
- Quante volte ci devo andare?
Non esiste un numero programmato a priori di incontri, un tempo limite o massimo per il quale si può andare dallo psicologo, dipende dal tipo di problema e dalla persona. Entrare nello studio di uno psicologo non ti incatenerà a vita, però. Puoi scegliere in ogni momento di interrompere i colloqui e gli incontri saranno programmati anche in base alle tue esigenze economiche (ad esempio potrebbero avere cadenza quindicinale invece che settimanale).
- Ho deciso di andare dallo psicologo, lo chiamo. E cosa gli dico?
Durante la prima telefonata con lo psicologo puoi esporre brevemente il problema che ti ha spinto a contattarlo, così come puoi prendere un appuntamento e rimandare al primo colloquio le spiegazioni. Il primo contatto telefonico serve solamente per accordarsi sul giorno e l’ora del colloquio e non è in alcun modo l’inizio della terapia o la prima seduta. La prima telefonata è già coperta dal segreto professionale, perciò nessuno saprà che hai telefonato se non sarai tu a dirglielo.
- Come funziona il segreto professionale?
Tutto ciò che viene raccontato allo psicologo durante i colloqui, è protetto dal segreto professionale e questo obbligo si applica anche alla prima telefonata.
- E la terapia farmacologica?
Lo psicologo non è autorizzato a prescrivere farmaci o cambiare le terapie in corso, ma è importante avvertirlo se si stanno assumendo delle medicine. Se necessario e solo nel caso in cui tu sia d’accordo, potrà interfacciarsi col medico (medico di base o psichiatra) per allineare la strategia terapeutica.
- Devo avvisare il mio medico?
Non è necessario avvertire il tuo medico della decisione di andare da uno psicologo. In alcuni casi può essere utile consultare uno specialista per escludere alcune patologie organiche (ad esempio nel caso di alcuni disturbi somatici). In quel caso sarà lo psicologo a suggerire di fare alcuni accertamenti e, previo tuo accordo, a consultare il tuo medico di base per confrontare le impressioni. La presenza di una “malattia fisica” non esclude la necessità di un sostegno psicologico, ad esempio al fine per migliorare il percorso di cura rafforzando le risorse della persona.
- Lo psicologo “manipola” cosa dico?
No. Lo psicologo può fare collegamenti a cui magari non avevi pensato, ma non attribuirà mai un significato che non condividi a qualcosa che hai detto. Il paziente è parte attiva del processo e può esprimere il suo dissenso e le sue perplessità durante tutto il percorso.
- Come faccio a sapere che mi sto affidando a un professionista?
Basta accertarsi che lo psicologo sia abilitato all’esercizio della professione verificando la sua appartenenza all’Ordine. Puoi chiedere il numero di iscrizione all’Albo professionale regionale e lo psicologo ha il dovere di comunicartelo.
- Lo psicologo è per i deboli, io ce la faccio da solo
Intraprendere un percorso che obbliga a mettere in discussione se stessi richiede molto coraggio partire dalla telefonata con la quale si prende il primo appuntamento.
Mettersi in gioco e confrontarsi con la propria sofferenza al fine di stare meglio non è facile e chi ha coraggio di chiedere aiuto per affrontare le sue zone buie è senz’altro coraggioso.
Ci vuole coraggio per ammettere la propria sofferenza, per chiedere aiuto e per mettersi in discussione. È più facile fare finta di niente di fronte ai problemi, magari scaricando la colpa sugli altri, ed è più facile non ammettere di avere bisogno di aiuto. Farcela da soli non è sempre possibile, non c’è alcun motivo di vergognarsi nel chiedere a qualcuno di darvi una mano a stare meglio, dopotutto se hai una carie non hai vergogna a chiamare un dentista, la stessa cosa deve valere per lo psicologo: la salute è anche salute mentale! Inoltre, ti ricordo che lo psicologo è soggetto a segreto professionale, perciò puoi non dire a nessuno che ti stai avvalendo di un sostegno psicologico.