FAKE NEWS: PERCHÉ CI CREDIAMO?

Il termine fake news indica articoli che riportano informazioni inventate, ingannevoli o distorte, resi pubblici con l’intento di disinformare o diffondere bufale attraverso i mezzi di informazione.
Le caratteristiche dei social ne favoriscono la diffusione a causa di uno scarso controllo sui contenuti e la possibilità di condivisione che richiede un basso costo da parte degli utenti, in termini di tempo e di energie.
Diversi studi di psicologia hanno dimostrato che siamo naturalmente portati a non verificare ciò che leggiamo, nemmeno confrontandolo con ciò che sappiamo. E questo comportamento, nell’epoca delle fake news, può diventare decisamente pericoloso

Ma perché siamo portati a credere alla fake news?

  • È un comportamento innato: siamo portati a credere alle fake news perché di norma la maggior parte delle informazioni che leggiamo o ascoltiamo sono vere. Per una questione di economia mentale, generalmente assumiamo che ogni informazione proveniente dall’esterno come sia vera e solo uno sforzo cognitivo ulteriore può farcela classificare come falsa.
  • Siamo portati a cercare di confermare le nostre credenze, perciò i messaggi che soddisfano questa motivazione vengono accettati come veri, persino quando sono falsi (e viceversa). Questo significa che se le idee di partenza sono distorte, tenderanno a trovare conferma. Nell’era digitale, chi ha opinioni contrastanti con la realtà dei fatti troverà con molta facilità conferma alle sue credenze. Inoltre, le nostre ricerche sul web vengono costantemente analizzate e ci vengono suggerite notizie in linea con ciò che abbiamo già cercato, in tal modo, più cerchiamo conferma di una nostra opinione, più troveremo notizie che la confermano. Uscire da questo circolo vizioso diventa difficile.
  • Nei periodi di incertezza, le persone si sentono attratte da messaggi semplicistici e che affermano verità assolute. Un esempio di messaggio semplicistico è l’affermazione “la colpa dei problemi in Italia è colpa degli stranieri”. Questo divide il mondo in buoni e cattivi e fornisce un “capro espiatorio” ai nostri problemi, aumentando la probabilità che questo messaggio venga considerato vero e dunque accettato senza una rielaborazione cognitiva troppo approfondita.
  • Diversi studi hanno mostrato che le persone più istruite e più avanti con l’età (fattore relazionato alla maggior esperienza) sono meno inclini a credere alle fake news. In Italia, dove quasi la metà della popolazione è considerata analfabeta funzionale (sa leggere e scrivere, ma non è in grado di comprendere ciò che legge), esiste una forte tradizione antiscientifica e i lettori di libri e giornali sono pochissimi, le fake news hanno un terreno favorevole.
  • Fino a qualche tempo fa, le fonti di informazione erano istituzioni sociali rispettabili, come un’agenzia governativa, un rappresentante del parlamento, il presidente o i mezzi di comunicazione di massa, come i giornali, le televisioni, ecc., ma la crisi di fiducia verso questi mezzi ha portato le persone a cercare informazioni attraverso altri canali informativi dove il controllo delle fonti e l’autorevolezza di chi scrive non sono sempre garantiti.
  • Secondo uno studio pubblicato su “Nature Human Behaviour”da Diego Fregolente Mendes de Oliveira dello Shanghai Institute of Technology, e colleghi di altri istituti statunitensi, le fake news diventano virali in poco tempo a causa della limitata capacità di attenzione di chi usa il web e il sovraccarico d’informazione che subisce chi naviga in rete. Riducendo il carico d’informazione degli utenti e limitando il numero di post del sistema, la capacità di discriminazione tra notizie vere e false aumenta.